mercoledì 6 febbraio 2013

"Monti deve essere processato..."



L'intervista integrale di Marra a Radio Lombardia:



NOTA: il calendario è stato aggiornato alle ore 13.00 del 5 Febbraio LEGGI IL VOLANTINO

Pas-FermiamoLeBanche&Tasse rende noto il calendario degli incontri che l'avv. Gino Marra e Vittorio Sgarbi hanno programmato per presentare il programma elettorale; se vivete nella zona o comunque avete la possibilità di assistere, fatelo! E spargete voce: i convegni dell'avv. Marra sono sempre molto interessanti: signoraggio bancario, sovranità monetaria, illeciti e abusi delle banche, bilderberg e molto altro. Per farvi un'idea guardate il convegno dell'avv. Marra tenuto il 15 Dicembre scorso a Terni. Tra i candidati del PAS c'è anche Francesca Salvador, l'imprenditrice veneta impegnata nel mondo dell'associazionismo nota per aver parlato di sovranità monetaria a Servizio Pubblico in occasione della puntata in cui ha partecipato Berlusconi.

Maggiori info sul PAS sul sito http://pas-fermiamolebanche.it o su www.marra.it


Sabato 9 Febbraio a Napoli; Domenica 10 Febbraio a Roma... NON MANCATE!

Il volantino integrale lo puoi visualizzare/scaricare qui
Riceviamo e pubblichiamo:
"Inviamo (riportati sull'ultima versione del volantino sottostante) gli indirizzi definitivi degli incontri che Marra e Sgarbi avranno con gli elettori in Lazio e Campania nel contesto della campagna Io voto utile, non voto tossico!."

http://fermiamolebanche.it/

Vaccini?? Contaminati da metalli pesanti


"Non è mia intenzione esprimere opinioni sulla reale attività dei vaccini, sui pro e sui contro del loro impiego, sui loro eventuali successi e i loro eventuali fallimenti. Né è mia intenzione commentarne il business. Qui darò solo dei fatti di cui sono protagonista e di cui, per questo, posso garantire l’oggettività."

Di Stefano Montanari

All’incirca una decina di anni fa l’Università di Mainz sottopose a mia moglie, la dottoressa Antonietta Gatti, il caso di una granulomatosi cutanea che i medici tedeschi avevano attribuito, senza, però, capirne il meccanismo, all’iniezione di un vaccino contro la pollinosi. Noi analizzammo sia il tessuto patologico sia il farmaco e scoprimmo che a causare la malattia erano stati delle particelle solide, inorganiche, non biodegradabili e non biocompatibili che inquinavano il vaccino. Insomma, delle polveri grandi più o meno un millesimo di millimetro che non avevano titolo di stare dove le avevamo trovate.

Anni dopo, lavorando per una tesi di laurea, analizzammo 19 campioni vaccini tutti diversi tra loro e li trovammo tutti inquinati da micro- e nanoparticelle di composizione chimica piuttosto varia.
Quasi un paio d’anni fa, su richiesta della trasmissione TV Le Iene, analizzammo un campione del vaccino anti-papilloma virus, trovandolo pure quello inquinato. Nonostante le ore di ripresa effettuate e la mia intervista con Roberto Biasio, direttore medico della Sanofi Pasteur, la distributrice del prodotto, il servizio non andò mai in onda.
Può essere interessante riferire come la rivista Il Salvagente abbia pubblicato una lunga intervista con me (n. 38 – 27 settembre - 4 ottobre 2012) cui, nello stesso numero, rispose il dottor Biasio secondo il quale le nostre analisi sono “condotte con metodologia seria” ma non c’è motivo di allarme perché non ci sono leggi che normino quelle presenze per indebite che quelle siano. Altra affermazione è che i nostri ritrovamenti sono “rarissimi casi isolati”, cosa quanto meno bizzarra perché non ci è mai capitato di trovare vaccini puliti e la probabilità d’imbroccare ogni volta un caso rarissimo è di un’improbabilità assoluta. Inoltre – aggiunge ancora Biasio – se ci sono particelle in un vaccino, il medico se ne accorge con una semplice ispezione visiva. Questo significa che il medico, guardando la fiala prima dell’iniezione, vede ad occhio qualcosa che è visibile solo al microscopio elettronico.

Altrettanto interessante, sempre nello stesso numero della rivista, è ciò che sostiene Stefania Salmaso, direttrice del Centro nazionale di epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità. La tesi è che le nostre analisi sono “estemporanee e non ripetibili”. Il che è quanto meno curioso, se non altro perché non è chiaro l’uso dell’aggettivo estemporaneo, non fosse altro che perché la metodologia che noi abbiamo messo a punto è validata dalla Comunità Europea e mia moglie è inserita dai suoi colleghi a livello planetario in quello che si chiama College of Fellows, il gruppo in cui sono riuniti i 32 scienziati più grandi del mondo nel settore della bioingegneria e dei biomateriali. Quanto alla non ripetibilità, temo che la dottoressa Salmaso non abbia le idee chiare in proposito, essendo tutto perfettamente riproducibile a patto, naturalmente, di sapere che cosa cercare e come fare. In aggiunta c’è la dichiarazione sempre della dottoressa Salmaso secondo cui ogni lotto di vaccino è controllato da “una serie di controlli di qualità stringenti standardizzati”. Non resta che interrogarsi sulla metodologia con cui quei controlli sono effettuati.

Il nostro laboratorio ormai da anni fatica molto a lavorare, e questo a causa dell’azione di Beppe Grillo che il 22 gennaio 2010 riuscì a farci sottrarre ilmicroscopio elettronico con cui noi facevamo ricerca (http://www.stefanomontanari.net/sito/images/pdf/grillo_microscopio.pdf).

Tuttavia siamo riusciti a controllare altri due vaccini, trovandoli ambedue inquinati sempre da polveri inorganiche non biocompatibili. Così, in totale, 23 sono i campioni di vaccini analizzati, vaccini diversi per produzione e per indicazione, e per 23 volte il risultato è stato lo stesso: più o meno come fare 13 al totocalcio 23 volte di seguito.
Concludendo, l’oggettività delle analisi indica che quelle polveri contengono un po’ di tutto, dal Nichel al Piombo, e sono in ogni caso incompatibili con l’organismo umano. Ognuno valuti da sé.

FONTE:  QUI

L'Islanda risorge dalla Crisi, e punisce Banchieri e Politici


Da tre anni, c'è un nuovo sceriffo in città. Non ha lo Stetson in testa, nè stivali con speroni. E nemmeno il cinturone con la Colt regolamentare. Olafur Hauksson dà la caccia a una tipologia peculiare di banditi: i banchieri. Lo fa in quel di Reykjavik, capitale di quell'Islanda fino al 2008 nota soltanto per i geyser e per l'estate più breve di uno starnuto. Poi, d'improvviso, il virus dei mutui subprime e il crollo di Lehman Brothers arrivarono anche tra i ghiacci. E un Paese con 325mila abitanti, poco più del quartiere milanese di Quarto Oggiaro, scoprì di dover fare i conti col fallimento di tre banche il cui valore equivaleva - fino al crac - a quasi il 1.000% del Pil. Un disastro nazionale, servito in diretta tv dal primo ministro dell'epoca, Geir Haarde, con un «Dio salvi l'Islanda».

In effetti, a oltre quattro anni da quello che sembrava un crac ineluttabile, l'isola a metà strada tra Groenlandia e Gran Bretagna è quasi salva. Quasi, perchè la crisi non è ancora al capolinea. Se i due miliardi di dollari messi a disposizione nel novembre del 2008 dal Fmi avevano garantito l'immediata sopravvivenza, per risalire la china gli islandesi hanno adottato una ricetta autoctona priva di quegli ingredienti tossici somministrati a più riprese alla Grecia, ma anche a Italia, Spagna e Portogallo, dai cuochi dell'austerity. Loro, invece, hanno subito nazionalizzato i tre maggiori istituti di credito, Kaupthing, Glitnir e Landsbanki, mettendo alla porta i top manager con bonus incorporato; poi, la cosiddetta «rivoluzione delle pentole» ha mandato a casa il governo e l'intero Parlamento. Ottenendo un altro, invidiabile, risultato: oggi l'Islanda è guidata da sole donne. Quote rosa al cubo.

Sul Paese, tuttavia, pesa da qualche anno la peggiore delle accuse: quella di «non aver onorato i debiti». Di aver cioè fatto default senza pagarne dazio. In effetti, i creditori esteri delle banche finite sotto l'ala statale non hanno ancora rivisto un centesimo. «In futuro risarciremo tutto», ha garantito il ministro Steingrímur Sigfússon. Che, qualche giorno fa, ha però incassato dalla corte dell'Efta (European free trade agreement) la decisione benevola secondo cui l'isola non deve risarcire i risparmiatori britannici e olandesi che avevano investito nei conti Icesave, una controllata di Landsbanki. È una sentenza che vale, per le casse islandesi, 2,6 miliardi. Ossigeno puro.

Non tutto è però stato risolto. Al Paese servono ancora misure di stimolo economico. E poi c'è una popolazione irritata per gli scarsi successi ottenuti nella caccia ai colpevoli del disastro finanziario. Per ora, poche le condanne inflitte: quattro anni e mezzo a due ex dirigenti della banca Byr; due anni all'allora direttore del ministero delle Finanze; un risarcimento di 3,2 milioni di euro pagato dall'ex presidente di Kaupthing. L'ex premier Geir Haarde se l'è cavata: niente carcere nè sanzioni pecuniarie pur essendo stato ritenuto colpevole di non aver informato i ministri sulle difficoltà finanziarie.

Catapultato da un paesino di pescatori alla capitale, dove guida un team con più di 100 collaboratori, il Marshall in salsa islandese Olafur Hauksson ammette di essere frustrato per i risultati raggiunti. Ma il problema, aggiunge, è che «perseguire i banchieri non è facile perchè spesso la legge non è chiara su ciò che è reato nell'alta finanza. E trovare le prove di una frode non è facile». Ma Olafur deve guardarsi anche le spalle: due suoi ex collaboratori sono indagati per aver intascato circa 200mila euro in cambio di informazioni riservate offerte all'amministratore di una società in bancarotta. È proprio vero: il denaro non dorme mai.

FONTE: QUI